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Il sistema particellare di Pomezia

Updated: Dec 28, 2020


Quando nel 3D è definito un sistema particellare le particelle si muovono in base a dei campi di forza, che le spingono più o meno nella direzione voluta.

Più o meno perchè infatti i sistemi particellari seguono le regole della simulazione dinamica: ovvero ogni particella si muove in base alle condizioni dell' ambiente circostante. Proprio per simulare quello che accade nella realtà.

Il risultato è che le particelle, se lasciate andare, se ne vanno ovunque. E' possibile inserire dei campi di forza per direzionarle, ma anche questi possono essere modificati nel tempo per incrementare la casualità del sistema.

E' quello che è accaduto a Pomezia qualche giorno fa: un letale sistema particellare di diossine è stato avviato e il vento lo ha spinto. L' emissione è stata provocata da un incendio in un deposito di rifiuti ed è durata qualche giorno. Un piccola terra dei fuochi laziale, per intenderci.

Ovviamente le particelle si sono sparpagliate ovunque muovendosi comunque secondo le regole di un sistema casuale.

 

Il comportamento del sistema qui illustrato è solo esemplificativo per sottolinearne la casualità.

 

E' inutile fare la stima sulle aree contaminate a 5, 50 o 100 Km dalla sorgente: non sappiamo una particella di diossina la strada che ancora percorrerà dopo che si è depositata a terra: entrerà in una pozzangherà ? Finirà dentro una foglia ? Viaggerà all' interno di un insetto che ha mangiato la foglia ? La gallina mangerà l'insetto ? Noi mangeremo l' uovo ?

Possiamo anche calcolare la direzione e velocità del vento e parlare di qualità dell' aria. Ma diventa un dettaglio.

Ed è inutile farsi tanti problemi se la nube tossica conteneva amianto oppure no. Perchè, le diossine o i metalli pesanti sono forse più simpatici ? Non è certo questa la differenza che rende migliore una nube comunque tossica.

Serve una soluzione.

La prima che subito salta fuori è quella di non mangiare i prodotti dell' area. Bè, mi pare il minimo.

Tuttavia il problema non sarà risolto se andiamo a comprare qualcosa che proviene da un' area "sicura" a 1000 Km di distanza: tutto il sistema di trasporti messo in moto per farci arrivare sotto casa la mela del Trentino ha il suo bell' impatto ambientale. Il problema quindi è solo spostato dal deposito alle autostrade.

Altra soluzione: la bonifica dell' area. Sarebbe indubbiamente una cosa molto positiva. Ma considerando che per tradizione in Italia c'è inerzia in tutti i casi di emergenza e che i budget magicamente scompaiono, passeranno di sicuro i famosi 40 anni che ci permetteranno di vedere gli effetti dei contaminanti. E allora diremo che forse una bonifica andava fatta prima.

Quello che si può fare al momento subito e per conto nostro è limitare i danni e cercare di rimediare del cibo il meno contaminato possibile coltivato direttamente da noi. Anche se non abbiamo un campo. Ad esempio così:

1) Costruire una cassa di legno.

2) Riempirla di terra acquistata da un vivaio

(controlliamo la provenienza però !)

3) Creare sopra al cassone una copertura trasparente (tipo serra)

4) Seminare all' interno del cassone.

In questo modo, almeno per piccole realtà locali sarà possibile ricreare dei microsistemi salubri. Quel tanto che basta per potere mettere in tavola qualcosa di veramente commestibile.

E' una delle tante tecniche di sopravvivenza a cui dovremo abituarci negli anni a venire.

 
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